Teologia degli arabi può designare nell’Islam, come in altre culture, due forme differenti di speculazione: il kalam, ossia una teologia che si sviluppa dalla rivelazione del Corano, oppure ciò che negli scritti dei filosofi tratta di realtà sovra-umane nella linea di Aristotele e dei neoplatonici. Ora il medioevo occidentale non conosciuto il kalam, ma solo il pensiero dei filosofi islamici su Dio. A partire dal secolo xii ci fu un passaggio a senso unico dalla cultura islamica al cristianesimo di quanto l’Islam aveva saputo far fruttare dalla cultura filosofica greco-antica e non, invece, l’Occidente latino. Con autentica avidità l’Occidente, grazie al movimento delle traduzioni, si appropria di questa superiorità teologico-filosofica, della strumentazione concettuale greca presente negli scritti di grandi pensatori islamici come Avicenna e Averroè, e arricchita in funzione delle rappresentazioni religiose che musulmani e cristiani condividevano. Questa appropriazione stimolò e affinò la speculazione teologica cristiana nell’Occidente latino, provocando in essa una maturazione e uno spessore filosofico notevolmente più accentuato nella ricerca di intelligenza della propria fede. Le opere dei teologi scolastici comportano tutte, più o meno secondo gli autori, riferimneti ai filosofi arabi, soprattutto a Avicenna e Averroè. La teologia scolastica ha come componente della sua grandezza il confronto ravvicinato col pensiero arabo. Jolivet dà un saggio di come questa teologia filosofica si sia presentata in Occidente, e, attraverso qualche esempio, mostra con quali ambiguità i teologi cristiani furono insieme sedotti e provocati a critica da questi infedeli dalla scientificità così alta e geniale. L’autore nato nel 1925 è stato direttore di studi all’École Pratique des Hautes Études (Parigi), dirige gli “Archives d’Histoire doctrinale et littèraire du Moyen Age”, fondata da Gilson. I suoi interessi si sono mossi sui versanti cristiano e musulmano del pensiero medievale.