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In questo lavoro di estrema sintesi, l’autore ci permette un incontro con Vincenzo de’ Paoli atto a disorientarci. L’incontro disorienta perché, pur descrivendo un’epoca da noi distante, il Seicento, interviene con straordinaria pertinenza nelle istanze esistenziali, nelle contraddizioni sociali e nelle opacità dell’annuncio cristiano sperimentate dall’uomo d’oggi. Di fronte a questo «santo della carità», a quest’uomo di preghiera che ha consumato, e invitato a consumare, la vita per i bisognosi, il testo di Giovanni Burdese non ci tratteggia un semplice, seppur edificante, quadro agiografico, ma ci partecipa una sintesi culturale e spirituale di carattere storico, teologico ed ecclesiale. Il guascone Vincenzo de’ Paoli ne emerge come straordinario esempio di antropologia religiosa cristiana che ha segnato i secoli successivi del cristianesimo, interpellandoci ancor più nell’oggi. La prima parte del saggio propone un breve quadro storico, con riferimento alle grandi correnti spirituali dell’epoca, facendo vedere come san Vincenzo vi sia inserito, pur sviluppando una cristologia e una spiritualità tutta sua. La seconda tratta di tre princìpi tipici della spiritualità vincenziana, vale a dire: la religione verso il Padre; l’amore verso l’uomo; l’unione tra amore affettivo ed effettivo. La terza traduce storicamente i suddetti princìpi in due applicazioni: l’amore alla verità e la valorizzazione del genio femminile. Infine, nella quarta parte vengono esposte alcune considerazioni per l’oggi. |