Viaggi, peregrinazioni attraverso il mondo e soprattutto passeggiate, sono una fonte importante dell’attività di scrittura di Peter Handke. Dalla metà degli anni ’70 egli ha sempre tenuto con sé un taccuino, sul quale faceva anche dei disegni, a matita, a penna e pennarello. Sono vignette con titoli sorprendenti: «Rane appena nate, ingrandite circa 2 volte», «Mela da sopra, con resto del fiore, riproduzione di fungo», «Fiore di tiglio nella tazza di caffè». Di rado figure umane, piuttosto barche a vela, cipressi, funghi e ancora funghi, formicai, un topo selvatico, disegni ora abbozzati, ora pienamente tratteggiati, alcuni quasi astratti, altri di un’esattezza quasi realistica, cosicché l’effetto di volta in volta muta. Oggetti che sembrano segni di punteggiatura, scrittura che si fa cosa.
Peter Handke, nato nel 1942, dopo aver esposto per la prima volta nel 2017 il suo taccuino alla Galerie Klaus Gerrit Friese di Berlino, lo ha reso disponibile a tutti i lettori, come libro pubblicato da Schirmer/Mosel nel 2019 e da Jaca Book in edizione italiana nel 2020. I fogli, quasi come in un facsimile, sono riprodotti interi, con immagine e scrittura. Queste pagine hanno una immensa, del tutto peculiare, poesia rivelatrice, in nulla inferiore alla sua opera letteraria. Anche se Peter Handke insiste che la parola “Zeichnung” (disegno) sia da intendersi tra virgolette, dato che egli non è un disegnatore di formazione, questi incantevoli fogli disegnati, nati tra il 2007 e il 2017, appartengono a quanto di più bello oggi si possa vedere. Essi gettano inoltre una nuova, affascinante luce su uno degli autori più importanti del nostro presente, premio Nobel per la letteratura nel 2019.