'Ci sono cose che non si possono narrare, e questo libro è l’esempio di un insuccesso'. Così Levrero inizia il suo romanzo, nato per raccontare una bizzarra esperienza di illuminazione, ma di fatto costruito come una lunga serie di divagazioni che, mentre sembrano distrarre l’autore dalla scrittura del libro, afferrano il lettore, lo coinvolgono, lo divertono, lo precipitano in una storia fatta di mille storie che negano di esserlo. In una sorta di diario lungo un anno l’autore parla dei romanzi gialli che non riesce a smettere di leggere, delle sue relazioni (è separato, ha cinque nipoti e nella sua vita c’è una donna con cui non fa più sesso); ma anche di vagabondaggi per le strade di Montevideo alla ricerca di libri che lo ossessionano e della sua passione per internet, di pornografia e di paura della morte, di lezioni di yoga e di sedute psichiatriche. E la sua scrittura limpida e precisa regala a ogni dettaglio quotidiano il sapore di un’avventura.