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«...Oggi si sta compiendo una cosa di cui il XIX secolo non poteva avere nemmeno un presentimento, ovvero il simbolo, il mito, l’immagine appartengono alla sostanza della vita spirituale, che è possibile mascherarli, mutilarli, degradarli, ma che non li estirperà mai… Le immagini, i simboli, i miti, non sono creazioni irresponsabili della psiche; essi rispondono a una necessità e adempiono una funzione importante: mettere a nudo le modalità segrete dell’essere. Ne consegue che il loro studio ci permette di conoscere meglio l’uomo, l’ “uomo tout court”, quello che non è ancora sceso a patti con le condizioni della storia. Ogni essere storico porta con sé una grande parte dell’umanità prima della Storia. Questo dato, certo, non è mai stato dimenticato, nemmeno ai tempi più inclementi del positivismo: chi meglio di un positivista poteva sapere che l’uomo è un “animale”, definito e governato da istinti identici a quelli dei suoi fratelli, gli animali? Constatazione esatta, però parziale, schiava di un piano di riferimento esclusivo. Oggi si comincia a vedere che la parte anti-storica di ogni essere umano non affonda, contrariamente a quanto si pensava nel XIX secolo, nel regno animale e, in fin dei conti, nella “Vita”; anzi, al contrario deriva e si innalza ben al di sopra di essa: questa parte astorica dell’essere umano porta come una medaglia, l’impronta del ricordo di un’esistenza più ricca, più completa, quasi beatifica». Mircea Eliade |