Apparsi in tempi e luoghi diversi, i saggi qui raccolti formano nondimeno una loro unità, se non di tema, certamente di metodo. Essi sono nati da un’unica impressione e preoccupazione: quella che le verità, da cui il Credo cristiano riceve identità e vigore, si stanno come annebbiando ed estenuando, per il diffuso subentrare di una fede debole. Inos Biffi è persuaso che la fede, non senza la connivenza e la responsabilità di pastori d’anime, stia perdendo la consapevolezza delle sue radici e della sua storia e stia dimenticando i Padri, con la robustezza e la bellezza inimitabile delle loro opere, teologiche e pastorali, dove l’acutezza e sottigliezza del pensiero si intesse con l’ammirazione e la pietà. Per non dire dei non pochi teologi, che oggi si presentano col vanto e la pretesa di essere “senza padre, senza madre, senza genealogia”; anzi, che si vergognano di avere un padre e una genealogia.
Con queste conseguenze: l’affievolirsi della coscienza sulla verità assoluta e non scambiabile e non equiparabile del Vangelo stesso – il che significa di Gesù Cristo, unico e indispensabile e insostituibile Signore, e quindi della Chiesa, della fede cristiana –; e, per ciò stesso, l’attenuazione dell’urgenza della missione, per la salvezza del mondo. Valutazioni troppo pessimistiche? L’autore è convinto che esse riflettono semplicemente e largamente lo stato attuale della fede e della teologia, segnate da grande estenuazione e confusione, di là da trionfalismi effimeri, che lasciano dietro di sé desolante inconcludenza, fumosità mentale e allarmante torpore.