Uno storico contemporaneo in dialogo con il grande filosofo eretico e materialista cinquecentesco per un’opera che si colloca tra la sceneggiatura e il pamphlet. Un esercizio politico per ricordare il filosofo nolano morto sul rogo e per immaginare un nuovo umanesimo meticcio e tollerante. Da giovane e irrequieto monaco nella Napoli del Cinquecento, attraverso varie peregrinazioni in Europa, sino alla prigione del Papa, a Roma, dove finisce la sua vita, Bruno viene elaborando un pensiero che sconvolge la visione medievale del mondo. Una vita avventurosa, fatta di fughe, viaggi, studi, di dispute e conflitti filosofici coi contemporanei, lo porterà a un rovesciamento radicale di convinzioni millenarie. Egli arriva a considerare la Terra, non più centro dell’universo, ma parte di infiniti mondi, annientando alla radice la visione dell’uomo padrone del creato, e della Chiesa come sede suprema di questa centralità cosmologica. Ma riportando l’uomo alla sua finitezza e marginalità, egli lo libera dalle catene di una Autorità suprema, cui è chiamato a ubbidire, e lo mostra dentro l’infinita rete che lega tutti i viventi fra loro, soggetto al processo di sempiterna trasformazione che investe ogni cosa. Sullo sfondo delle avventure di Bruno appare un’Italia che dopo gli splendori del Rinascimento si avvia a un declino secolare, mentre le antiche Repubbliche, come quella di Venezia, ripiegano davanti all’avanzare dell’economia-mondo dischiusa dalla via atlantica.

Piero Bevilacqua, storico e saggista ha scritto di storia dell’ambiente (Venezia e le acque, Donzelli 1998, tradotto in Francia, Germania, Giappone e USA); di storiografia (Sull’utilità della storia, Donzelli 1997); di saggistica teorico-politica (Il grande saccheggio, Laterza 2011) e la raccolta di poesie Il vento nella città (Donzelli 2010). Per Jaca Book ha curato il saggio Pasolini. L’insensata modernità (2014) per la collana I precursori della decrescita diretta da Serge Latouche.